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"I Quattro Accordi" dalla Saggezza Tolteca



Il popolo Tolteca è un popolo nativo americano, erano nomadi e guerrieri e dominarono gran parte del Messico tra il X e XIII secolo. I toltechi erano depositari di una spiccata Spiritualità che dovettero nascondere all’arrivo dei conquistatori spagnoli. La loro filosofia venne tramandata in gran segreto attraverso i secoli dai Niguar (maestri), essa si basava sulla Toltequidad e sull’arte di vivere in equilibrio. Don Miguel Ruiz, un Niguar tolteca, nel suo libro “i quattro accordi” ci introduce nella saggezza tolteca.


Secondo il pensiero tolteca gli esseri umani sognano sempre e tempo fa crearono un grande sogno: il Sogno della Società: un sogno collettivo formato da tanti sogni individuali. Il sogno della Società comprende regole, leggi e credenze.

Nasciamo con la capacità di imparare a sognare individualmente ma poi sogniamo come sogna la Società.

L’Attenzione è la capacità di concentrarci su ciò che vogliamo percepire. Gli adulti hanno inserito nella nostra mente le loro informazioni attraverso la ripetizione e così abbiamo imparato ciò che sappiamo. Usando l’attenzione abbiamo appreso un intero Sogno: comportarci nel mondo.

La lingua è il primo Accordo ed è lo strumento per introdurre gli altri, che erano presenti ancor prima che nascessimo.

Da bambini non abbiamo potuto scegliere, ci siamo limitati ad essere “d’accordo”. I bambini credono a ciò che dicono gli adulti e così iniziano ad insinuarsi nella mente gli accordi.

Questo processo prende il nome di addomesticamentocioè la creazione del nostro sistema di credenze: il sogno esterno diventa il sogno interno.

Il sistema di punizione e ricompensa ci fa essere ciò che non siamo anche da adulti, nella speranza di essere accettati. Questo processo fa di noi una copia del sogno esterno: ad un certo punto l’addomesticamento è così forte che non abbiamo più bisogno di imposizioni esterne.

Ad un certo punto si materializzano dentro di noi alcune figure: il Giudice, chi deve far rispettare il Libro della Legge delle credenze, che governa la nostra mente e la Vittima che si prende la colpa, il biasimo e la vergogna.

Le credenze controllano la nostra vita: anche se il Libro della Legge sbaglia ci fa sentire sicuri e governa il nostro sogno personale.

Nel sogno difficilmente c’è giustizia: “la vera giustizia è pagare solo una volta per ogni errore, l’ingiustizia è pagare più di una volta per ciascuno sbaglio e l’essere umano paga tantissime volte per lo stesso errore”.

Il sistema di credenze è fondato sulla paura. Cerchiamo la verità perché crediamo alle menzogne che ci hanno inculcato, continuiamo a cercare anche se è dentro di noi. Ci fidiamo di ciò in cui crediamo anche se è la causa della nostra sofferenza..

E’ come vivere in una nebbia che è chiamata dai toltechi Mitote. La mente umana è un grande Mitote nel quale non riusciamo a vedere noi stessi e il fatto che non siamo liberi.

Durante l’addomesticamento ci facciamo la nostra idea di perfezione e decidiamo che per essere accettati dobbiamo rispecchiarla. Non potendo essere perfetti non ci accettiamo.

Il sistema di accordi che non ci permette di vivere secondo natura può essere sostituito facendo nostri 4 accordi, che andranno a spazzare via quel sistema di credenze che ci nega libertà, felicità e amore.


1° ACCORDO: “SII IMPECCABILE CON LA PAROLA”

Essere senza peccato significa non andare contro se stessi. La parola è magia, se usata male diventa magia nera e getta addosso a noi e agli altri veleni emozionali.

Il pettegolezzo è veleno puro e l’abbiamo imparato sin da bambini. Spesso non ci rendiamo conto che facciamo del pettegolezzo una nostra credenza e cominciamo a parlare e ragionare come se quel pettegolezzo fosse una nostra esperienza reale. Il pettegolezzo è come un virus e come tale è anche contagioso. Quando si è bambini il pettegolezzo fatto per ferire è abbastanza frequente, in età adulta si fa in maniera molto più subdola, giustificandolo con il fatto che chi l’ha subito ha avuto la giusta punizione.

Maggiore è il cattivo uso delle parole più sprofondiamo all’inferno. Spesso creiamo veleno con le parole solo per avvalorare le nostre opinioni.

La parola è un veleno anche quando la usiamo contro noi stessi.

L’impeccabilità della parola ci renderà immuni anche dal veleno che gli altri usano contro di noi: quanto più amiamo noi stessi, tanto più saremo impeccabili con la parola.


2° ACCORDO: “NON PRENDERE NULLA IN MODO PERSONALE”

Quando prendiamo ciò che ci viene detto in modo personale significa che siamo d’accordo con quelle parole. Appena si accetta il veleno, questo si insinua dentro di noi.

Tutto ciò si chiama “importanza personale” ed è l’espressione del nostro protagonismo: pensiamo di essere responsabili per qualunque cosa.

Quando prendiamo qualcosa in maniera personale pensiamo che gli altri siano consci del nostro mondo e cerchiamo di imporgli il nostro punto di vista senza minimamente prendere in considerazione il fatto che ciò che dicono è frutto degli accordi che hanno preso con loro stessi.

La nostra reazione, quando prendiamo le cose sul personale, è quella di alimentare o generare un conflitto: per far valere ciò che pensiamo generiamo veleno emotivo e ne veniamo sovrastati. Dimostrare di aver ragione è inutile, tutti l’abbiamo in seguito agli accordi che abbiamo preso.

Anche ciò che emerge dalla nostra mente spesso ci viene da altri regni, le vocine che sentiamo arrivano dagli Alleati che hanno una mente simile alla nostra. Nella nostra mente c’è il caos perché le vocine sono sovente in conflitto fra loro. Ogni accordo è una vocina a sé stante e dialoga con le altre creando il Mitote.

Per mettere fine al caos possiamo fare un inventario dei nostri accordi e cominciare a mettere ordine.

Personalizzare ciò che ci viene fatto o detto non fa altro che alimentare la nostra dipendenza dal dolore! Fare nostro il secondo accordo ci permetterà di non dipendere più da ciò che dicono o fanno gli altri.


3° ACCORDO: “NON SUPPORRE NULLA”

Il problema non è tanto la nostra tendenza a fare supposizioni ma crederci, da questo iniziamo a costruire il nostro castello o peggio la nostra torre, mattoncino dopo mattoncino.

Fare supposizioni e prendere le cose in maniera personale sono l’origine di tutti i nostri guai.

Spettegoliamo in base alle nostre supposizioni, ci arrabbiamo e soffriamo in seguito ad esse. E’ meglio chiedere che supporre!

Spesso vediamo solo ciò che vogliamo vedere e udiamo solo ciò che vogliamo sentire; poi ad un tratto la bolla del sogno scoppia, riusciamo a vedere la verità e ci accorgiamo di aver preso un abbaglio. Ma spesso rimaniamo sul nostro punto di vista e ci battiamo per farlo prevalere.

Spesso supponiamo che gli altri sappiano ciò che vogliamo, questo porta con sé delle aspettative che, se tradite generano veleno.

“Abbiamo bisogno di giustificare, spiegare e capire ogni cosa per poterci sentire al sicuro”; non è importante che le nostre supposizioni siano corrette, ciò che conta è che ci rassicurino.

Abbiamo un accordo che ci fa desistere dal fare domande: chi ci sta attorno deve sapere.

La supposizione più falsa è quella che gli altri vedano le cose come le vediamo noi, è quella che genera più paura poiché pensiamo che gli altri ci giudichino, ci maltrattino e guardino come facciamo noi; per questo non riusciamo ad essere noi stessi insieme a loro e li rifiutiamo prima che lo facciano loro.

Facciamo supposizioni anche su di noi.

Il modo per evitare le supposizioni è fare domande, se non capiamo chiediamo, solo con la risposta sapremo la verità. Chiediamo anche ciò che desideriamo, solo così renderemo la parola impeccabile.


4° ACCORDO: “FAI SEMPRE DEL TUO MEGLIO”

Questo accordo è quello che permette ai precedenti di diventare abitudini radicate. Il nostro meglio muta per cui a volte sarà di qualità, altre volte no, dobbiamo accettarlo!

E’ importante fare del nostro meglio, né più né meno: se facessimo di più disperderemmo energie inutilmente e tanto non sarà mai abbastanza. Se cerchiamo di fare troppo, oltre alle energie sprecate, andremmo contro natura e occorrerebbe più tempo per raggiungere i nostri obiettivi; se facciamo meno saremmo frustrati, annoiati e ci sentiremmo in colpa e pieni di rimpianti.

Fare del nostro meglio ci fa agire nella felicità: esistono molti modi di farsi male quando non siamo contenti di noi.

Se ci piace ciò che facciamo e se agiamo in modo da evitare ripercussioni negative stiamo facendo del nostro meglio.

Il nostro meglio fa agire la volontà non il dovere. Agire vuol dire vivere qui e ora prescindendo dal passato e senza aspettative nel futuro.

Iniziamo a radicare in noi, attraverso la ripetizione, ciò che ci fa stare bene.


I Quattro Accordi sono l’essenza della Padronanza della Trasformazione, una delle arti dei Toltechi.

Noi siamo Luce!

Da “I Quattro Accordi” di Don Miguel Ruiz

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